Storia
Sebbene una tradizione erudita parli di una pieve (S.Maria di Mondovile)sorta in questi luoghi sin dal V o VI secolo,la prima notizia del luogo è in un documento del 10 giugno 1003,data in cui il marchese Adalberto, figlio di Otoberto, con la moglie Adelaide donavano alcuni beni al monastero di Castiglione nella diocesi di Parma e fra questi vi era anche < Casadego> nel Tortonese. Nel frazionamento dei beni obertenghi Casaleggio fu forse compreso nella giurisdizione di Parodi poichè, ancora nell’XI e XV secoli, i marchesi possedeva nel sito tributi , pedaggi e pascoli
Questa notizia sembra contrastare con il diploma imperiale di Belforte del 1 ottobre 1164 con il quale Federico I di Svevia confermava < Casalegium > all’ eramico Guglielmo il Vecchio. Ma poichè quasi certamente,il diploma è un falso ecco svelato l’arcano; probabilmente i marchesi monferrini esercitarono un loro effettivo dominio su Casaleggio solo in età paleologa, periodo in cui è ampliamente testimoniato il loro possesso di questo feudo. Il dominio di Casaleggio dovette essere sempre di grande utilità strategica poichè dal castello si dominava la strada delle < capanne di Marcarolo > , la via che permetteva le comunicazioni tra Lombardia, Piemonte e Genovesato.
Tale importanza strategica che fu probabilmente la causa primaria dell’erezione del castello è attestata anche dai molti passaggi di truppe per questa località: nel 1180 vi transitarono i Genovesi per assediare Silvano d’Orba ; successivamente nel 1126 vi passarono i soldati di Genova che si recavano in soccorso di Capriata d’Orba assediata dagli Allessandrini. Verso il 1273 Genova in lotta con i marchesi del Bosco inviò Egidio di Negro con cento balestrieri ed altri armati ad assediare il castello di Tagliolo: le truppe della Repubblica attraversarono Casaleggio per poi unirsi a Lerma con gli armati di Iacopo Doria podestà di Voltri. Ma fu sopratutto nel XV secolo che illuogo divenne quasi un centro nevralgico per gli spostamenti di esrciti.
Nel 1409 le truppe di Facino Cane vi transitarono per le vie delle capanne di Marcarolo per poi ricongiungersi con i soldati del marchese Teodoro II Paleologo; poi fu la volta degli armati di Isnardo Guarco che tentavano di togliere nel 1414 la signoria di Genova a Giorgio Adorno; infine il luogo fu occupato dalle soldatesche di Francesco Sforza nel 1413 per poi essere restituito quattro anni dopo ai Paleologi; da segnalare anche nel 1536 un passaggio di truppe francesi che si recavano in soccorso di Torino. Nonostante queste travagliate vicende Casaleggio dovette sempre dipendere dai marchesi monferrini. Nel 1306,quando Teodoro I Paleologo annunciò il suo arrivo a Casale, signore del luogo era Oberto Spinola,probabilmente per i legami di sangue che lo legavano al giovane marchese.
Un’altra notizia risale al 1320 anno in cui i < Dominis de Casaleggio > secondo quanto fu stabilito nel parlamento monferrinodi Chivasso dovevano fornire un soldato all’esercito del marchese. Il feudo venne poi confermato a Giovanni II Paleologo dall’imperatore Carlo VI di Lussemburgo nel 1355. Per seicento fiorini d’oro il marchese Giangiacomo di Monferrato e sua sorella Sofia, imperatrice dei Greci, il 19 gennaio 1425 concedevano il feudo al genovese Zaccaria Spinola, sia per i legami di parentela tra i Paleologi e gli Spinola, sia per rimunerare Zaccaria dell’accoglienza riservata a Sofia al suo arrivo a Genova.
Estintasi la dinastia dei Paleologi, il feudo, come tutte le altre terre monferrine, passò ai duchi di Mantova che il 9 febbraio 1558 ne investirono il genovese Nicolao Spinola, in questo periodo si ebbero aspre controversie di confine fra Casaleggio la Repubblica di Genova e Mornese contrasti momentaneamente appianati grazie all’intervento di Aandrea Doria. Non va nascosto che lo sfruttamento dei boschi dell’Alpe di Marcarolo fu fonte continua di attriti e di conflitticosì come l’imposizione di pesanti pedaggi. nel 1553, ilsequestro di sette buoi ad un polceverasco che cercava di evadere i diritti di pedaggio scatenò una piccola guerra.
In risposta al soppruso una banda di piu’ di quattrocento uomini provenienti dalla Val Polcevera fece un incursione su Casaleggio, dove il feudatario, si rinserrò nel castello, mentre i sopravvenuti catturarono tutti gli uomini di Casaleggio Lerma o Mornese che fossero, che incontrarono nei boschi, trascinandoli poi a Genova dove lo stesso Doge, prima di liberarli, ammonì i malcapitati, che se episodi consimili si fossero ripetuti sarebbero finiti al remo. Ma l’episodio se ebbe conseguenze non pare che queste si protrassero nel tempo, perchè lungo tutto l’arco del Seicento, i conflitti originati dallo sconfinamento abusivo del bosco si ripeterono puntualmente con episodi piu o meno eclatanti.
Nel 1589 gli Spinola con il consenso dei Gonzaga cedettero parte del feudo e del castello a Luca Grillo. Pochi anni dopo il 9 aprile 1593, Giovanni o Giano Grillo, figlio di Luca, vendeva per 650 scudi la sua parte di Casaleggio a Giovanni Battista Scotti. Agli inizi del Seicento Casaleggio apparteneva al genovese Francesco Spinola e a Giovanni Battista Scotti e gli abitanti del borgo dovevano ancora presiedere alla manutenzione del castello così come racconta il Saletta: << Gli homini sono tenuti a presentare leopere… et accomodandovi il castello fare una giornata, ma il vassallo è obbligato a somministrarvi le spese >>. Con la morte di Ottavio Scotti, il duca Carlo II Gonzaga concedeva nel 1651 la parte di questi, cioè i tre quinti del feudo , agli Spinola.
Nel 1705 alla morte di Nicolo Spinola i marchesi Botta Adorno e Luca Fieschi cercarono di ottenere la parte spettante allo Spinola. Ma il feudo venne riunito con titolo marchionale, nella persona del conte Luca Fieschi parente anch’esso degli Spinola grazie al matrimonio tra Lucrezia Spinola e Giovanbattista Fieschi, alla morte di Luca Fieschi, Casaleggio passò alla di lui sorella Chiara Maria, vedova di Pier Paolo Ristori e successivamente nel 1735 al figlio di questi Luca Ottavio Ristori. Infine nel 1898, con la morte dell’ultimo Ristori, il generale Francesco, il feudo pervenne al conte Carlo Guiglia il cui padre aveva sposato la marchesa Carolina Ristori sorella di Francesco. Oggi il castello appartiene ai conti Carlo, Francesco e Carlo Giovanni Guiglia.
IL CASTELLO
Fra le estreme propaggini sudorientali del Piemonte, quasi in prossimità della Liguria, isolato su di un poggio, sorge il castello di Casaleggio Boiro. Si tratta di uno degli edifici monferrini piu’ antichi; alcuni autori lo fanno risalire al X secolo o tuttalpiù all’XI – XII secolo, dotazione abbastanza attendibile poichè certe sue parti, come la cortina merlata di sud-est, il palazzo baronale e l’architrave a bassorilievo potrebbero essere di quest’epoca. Rimaneggiamenti e ricostruzioni devono, in larga misura, aver mutato le strutture originarie; vi sono infatti aggiunte rinascimentali, come la torre tonda di spigolo, ed altre addirittura barocche.
L’impianto risulta poco significativo nel suo insieme con la torre quadrata che supera di poco l’altezza delle cortine a cui va aggiunta la torre circolare, elementi questi che non riescono a movimentare la massa piuttosto inerte dell’edificio. Nonostante ciò la struttura del castello di Casaleggio Boiro cosi come quella di molti altri edifici civili o fortificazioni dell’Ovadese e dell’Oltregiogo interessò anche d’Andrade. Questi nel 1880 fece rilievi a carattere documentario di quasi tutti i castelli di queste zone e quindi anche di quello di Casaleggio. Uno dei particolari più interessanti di questo edificio, oltre ad alcune decorazioni a merletto delle bifore è il rilievo in pietra che funge da architrave d’ingresso. In esso sono raffigurati u cavaliere montato ed armato di scudo e lancia ed una dama affiancata da due leoni.
Curiosissima è l’arma gentilizia incisa sullo scudo e sulla gualdrappa del cavallo, raffigurante forse una mazza o un martello d’armi. Queste testimonianze artistiche ed architettoniche dell’antichità del castello vengono, come si è visto,anche suffragate dalle fonti scritte. Già da lontano, la vista del castello di Casaleggio è una delle esperienze più significative di una visita ai castelli dell’Alto Monferrato; per chi infatti percorre la << strada dei castelli >> venendo da Gavi o da Ovada, la gran massa dell’edificio si scorge da lontano, discendendo da Mornese o da Tagliolo, in un paesaggio ancora perfettamente integro, con un senso di mistero e aspettativa che può ricordare, a chi ha visitato la Puglia, quello che prende chi si avvicini a Castel del Monte.
In effetti il castello di Casaleggio Boiro gode di una situazione paesistica invidiabile, nonchè della qualità, abbastanza rara tra i castelli della zona, di sorgere notevolmente staccato dal paese, totalmente isolato, ove si eccettui una piccola chiesa che giace ai suoi piedi.Questo isolamento porta la sua mole a stagliarsi con un notevole effetto scenografico sul fondale di una verdissima collinetta in una situazione ambientale veramente invidiabile, questa caratteristica fece si che, nel maniero, venissero girate alcune scene di una famosa versione televisiva dei ” Promessi sposi ” diretta da Sandro Bolchi e con attori di fama tra cui Tino Carraro, Marisa Merlini, Lilla Brignone, Paola Pitagora, Nino Castelnuovo. Nello sceneggiato il castello rappresentava il nido d’aquilla dell’Innominato, al quale si reca don Abbondio per liberare Lucia, che vi è rinchiusa.
LE CHIESE
Un documento redatto il 4 aprile 1188 nella Pieve di Casaleggio,attesta l’esistenza e l’antichità di questo edificio religioso, il quale non risulta altrimenti attestato e depone per assoluta primazia di questo insediamento rispetto ai vincinori Mornese e Lerma. Nel 1320 il testamento di Lombardo Gentile, olim de Turca, ci informa dell’esistenza in Casaleggio della chiesa di S. Martino, probabilmente la pieve già citata, destinata a divenire, secondo una tradizione corrente nel Settecento, la prima parrocchiale del paese a metà Quattrocento. La chiesa, secondo quanto veniva riportato, era a tre navate, una delle quali serviva per una parte di popolazione di Lerma, quella di mezzo per la popolazione di Casaleggio e l’altra per una parte della popolazione di Mornese.
Sul finire del Cinquecento pare tuttavia che le due navate laterali andassero in rovina e venissero demolite rimanendo praticabile solo quella di mezzo.Ma già nel 1622, al tempo della visita pastorale di Mons. Paolo Aresi, vescovo di Tortona, la Parrocchia è stata trasferita presso la chiesa costruita sotto il castello, a finco dell’antica chiesetta di S. Leone. Questa doveva durare per circa duecento anni. Nel 1786 il Vescovo Carlo Maurizio Pieretti ordinò la ricostruzione della Parrocchiale dove si trovava anticamente perchè più comoda per tutti gli abitanti; nel 1797 venne posta la prima pietra del nuovo edificio.
Nel 1800 vennero fatti importanti acquisti per la nuova chiesa Parrocchiale di Casaleggio acquistando dalle chiese genovesi di ordini religiosi che venivano soppressi:
- l’altare maggiore, preso nella chiesa degli Angeli tenuta dai RR.PP Carmelitani, con sue balaustre, il quale era della Beata Vergine del Carmine,dalla parte dell’Evangelico, ossia navata, dei cui marmi si è impadronita violentemente la nazione ligure;
- un altare, che era nella chiesa dei PP. Agostiniani Scalzi della Visitazione di Genova, con colonne nere, senza balaustre, nel quale si è trovata una scstola di latta ossia tolta di palmi quattro di lunghezza e alta uno con sigilli, ove si racchiude il corpo di San Pio, martire;
- un altare, che era nella chiesa della Visitazione, che servirà per l’altare di Sant’Antonio.
Nel 1835 la chiesa venne innaugurata e intitolata a San Martino. Nel 1853 il Re Vittorio Emanuele fece fare a sue spese il pavimento in marmo bianco. Nel 1893 nell’occasione del centenario dalla costruzione della Chiesa vennero innaugurate dal Vescovo Mon. Discma Marchese le nuove pitture eseguite dal Gambini. Il Gambini provvide alla completa decorazione interna della chiesa, lavorandovi con passione di artista intelligente, 14 mesi coi suoi assistenti, ed ero essa completamente trasformata, senbra piuttosto lagrande parrocchia di una grande città, che la modesta chiesuola di un povero comunello di pochi abitanti.Tutti questi lavori e l’acquisto del nuovo organo del Verati di Bologna e delle artistiche statue del Bertarelli di Milano ed i nuovi e ricchi candelabri ed il rifacimento della Canonica,hanno richiesto una ingente spesa che questi poveri terrazzani non avrebbero da soli potuto sostenere senza l’intervento finanziario dei castellani. Nell’antica Parrocchia si nota un quadro di buona scuola rappresentante la Sacra Famiglia,di ignoto ma valente autore.Non si hanno date certe della sua fondazione;risulta però, che nel 1600 era già ufficiata, come appare da un atto di morte di tal epoca.Oratorio della SS Trinità ha pure un bel quadro del 1400 rappresentante N:S: Assunta.